Un gesto agghiacciante, un’esultanza rivolta alla folla dopo la pioggia di proiettili che ha strappato la vita a tre giovani e ne ha feriti altri due. Questo è il quadro desolante che emerge dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti sulla strage di Monreale, avvenuta il 27 aprile, nella notte prima della festa del Santissimo Crocifisso. Un atto di barbarie che ha scosso la comunità e che vede Samuel Acquisto, diciottenne dello Zen 2, accusato di aver istigato l’amico Salvatore Calvaruso a fare fuoco.
Il ruolo di Acquisto nella strage
“Pigghia u ferru… sparaci in capu”. Queste le parole, cariche di odio e violenza, che Acquisto avrebbe urlato a Calvaruso, secondo quanto riportato da diversi testimoni presenti in piazza. Un incitamento agghiacciante che avrebbe preceduto la sparatoria, eseguita con una freddezza disarmante. Il Gip, Ivana Vassallo, ha convalidato il fermo di Acquisto, ritenendolo responsabile di aver contribuito al massacro emettendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Le prove che inchiodano l’accusato

Non solo le testimonianze, ma anche le immagini delle telecamere di sorveglianza, i tabulati telefonici e un riconoscimento effettuato tramite social media sembrano confermare il coinvolgimento di Acquisto. Un testimone, dopo aver visto una foto dei due presunti aggressori su Instagram, li ha riconosciuti senza esitazione, affermando di averli già visti in piazza a Monreale in altre occasioni. Un elemento, questo, che rafforza l’impianto accusatorio.
La ricostruzione della sparatoria: un agguato premeditato?
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Acquisto era alla guida di una BMW nera con Calvaruso a bordo, il quale avrebbe sparato in piedi dalla moto. L’ipotesi di un terzo aggressore non è esclusa, considerando che i colpi sarebbero stati esplosi in più riprese, con gli aggressori che sarebbero tornati sul luogo della strage prima di darsi alla fuga. Venti i bossoli ritrovati sull’asfalto, quattro i proiettili mortali estratti dai corpi delle vittime.
Le versioni contrastanti dei due arrestati
Acquisto, nel corso dell’interrogatorio, ha ammesso di essere stato alla guida della moto, negando però di aver incitato Calvaruso a sparare. Calvaruso, dal canto suo, ha inizialmente confessato di aver “svuotato il caricatore”, salvo poi ritrattare davanti al giudice, dichiarando di aver sparato solo tre colpi. Versioni discordanti che rendono ancora più complesso il lavoro degli inquirenti.
L’onda lunga della paura: social network infuocati e timori di ritorsioni
La strage di Monreale ha scatenato un’ondata di paura e sgomento nella comunità, amplificata dai social network. Su Facebook, TikTok e Instagram si moltiplicano i commenti e i video che alimentano il timore di possibili ritorsioni e regolamenti di conti. Messaggi allarmanti circolano di telefonino in telefonino, creando un clima di apprensione tra i giovani e i loro genitori. Mentre la giustizia cerca di fare il suo corso, la città di Monreale si interroga sulle cause di tanta violenza, cercando di trovare una risposta al dolore e alla rabbia.