La strage di Monreale del 27 aprile continua a svelare i suoi agghiaccianti dettagli, dopo il terzo arresto. Mattias Conti, diciannovenne dello Zen, si aggiunge a Salvatore Calvaruso e Samuel Acquisto nella lista degli indagati per la sparatoria che ha strappato la vita ad Andrea Miceli, Massimo Pirozzo e Salvatore Turdo. La chiave di volta per l’identificazione di Conti è un’immagine, un selfie scattato dalla comitiva poco prima dell’efferato crimine. Un’istantanea che, lungi dall’essere una semplice foto ricordo, si trasforma in un macabro presagio, un documento d’accusa che inchioda i giovani alle loro responsabilità.
La foto, ritrae sette ragazzi. Giubbotti, sneaker, borselli a tracolla: l’abbigliamento tipico della periferia palermitana, un’estetica che spesso cela un mondo sommerso di violenza e criminalità. Il commento che accompagna l’immagine sui social, un’agghiacciante epiteto dispregiativo: “Ecco a voi le facce di sti cati i munnizza”. Nonostante il tentativo di cancellare la foto dopo la fuga, la prontezza di spirito della fidanzata e degli amici delle vittime ha permesso di preservarla, consegnando agli inquirenti un tassello fondamentale per la ricostruzione dei fatti.

L’immagine non solo inchioda i tre arrestati, ma apre anche uno squarcio inquietante su altri quattro giovani presenti nella foto. Due di loro, secondo gli investigatori, sarebbero legati ad ambienti criminali di rilievo dello Zen, mentre un terzo porta un cognome che rimanda ad un noto trafficante di stupefacenti. Ma la caccia all’uomo continua, con le forze dell’ordine impegnate a stanare i restanti complici e a recuperare le armi utilizzate nella sparatoria.
L’episodio sottolinea, ancora una volta, l’importanza del web come strumento d’indagine, una fonte preziosa di informazioni che, in questo caso, si è rivelata decisiva. L’abbigliamento indossato dai giovani nella foto, infatti, coincide perfettamente con quello registrato dalle telecamere di sorveglianza a Monreale, fornendo un’ulteriore conferma del loro coinvolgimento.
Sotto pressione, braccato dalle perquisizioni a tappeto nelle abitazioni di familiari e conoscenti, Mattias Conti ha scelto di consegnarsi ai Carabinieri di Monreale, assistito dal suo legale, l’avvocato Francesco Oddo. L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dai PM Luisa Vittoria Campanile e Felice De Benedittis, lo accusa di concorso in strage, lesioni aggravate e porto abusivo d’arma. A inchiodarlo, oltre alla foto incriminante, le numerose testimonianze, i filmati delle telecamere di sorveglianza e il ritrovamento dei suoi occhiali rotti sul luogo del delitto in via D’Acquisto, un dettaglio che riecheggia il caso di Calvaruso, il quale aveva ingenuamente ammesso di aver perso gli occhiali sul posto prima ancora che gli venisse contestato.
La notte del 26 aprile, Conti indossava un piumino bianco ed era a bordo della BMW GS guidata da Acquisto, accusato di aver istigato Calvaruso a sparare. Sceso dalla moto, Conti avrebbe esploso numerosi colpi d’arma da fuoco, ripetendo l’azione anche dopo essere risalito sul veicolo durante la fuga. I Carabinieri hanno recuperato una ventina di bossoli, compatibili con l’utilizzo di una Beretta 9×21 e una Glock o Colt 1911. Intorno al collo, Conti portava una collana con la foto di Lino Celesia, ex calciatore assassinato due anni prima. Alcuni testimoni lo descrivono mentre alza le braccia in segno di vittoria prima di darsi alla fuga. Il suo giubbotto bianco è stato riconosciuto da numerosi presenti, e i dati del suo cellulare lo collocano inequivocabilmente sul luogo della strage. L’arresto di Conti rappresenta un passo avanti significativo nell’inchiesta, ma l’ombra dello Zen continua ad aleggiare sulla vicenda, mentre le indagini proseguono per fare piena luce su una delle pagine più nere della cronaca palermitana.