Dinanzi al giudice per le indagini preliminari Ivana Vassallo, Mattias Conti, il diciannovenne fermato con l’accusa di essere uno degli autori della strage di Monreale, ha scelto di non rispondere alle domande. Conti, assistito dall’avvocato Francesco Oddo, si è limitato ad esprimere profondo rammarico per l’accaduto, auspicando che le indagini facciano piena luce sulla reale dinamica dei fatti. Il GIP si riserverà nelle prossime ore di decidere in merito alla convalida del fermo e all’eventuale applicazione di una misura cautelare.
Le poche parole pronunciate dal giovane sembrano preludere a una strategia difensiva volta a contrastare le pesanti accuse formulate dai sostituti procuratori Felice De Benedettis e Luisa Vittoria Campanile, coordinatori dell’inchiesta condotta dai Carabinieri. Secondo l’impianto accusatorio, Conti sarebbe il responsabile dei colpi di pistola esplosi sulla folla la notte del 27 aprile, mentre era seduto sul sedile posteriore di una BMW GS guidata da Acquisto. I proiettili hanno causato la morte di Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo. A sostegno di questa tesi, la Procura si basa sulle dichiarazioni dei testimoni oculari presenti in piazza e sulle immagini catturate dai sistemi di videosorveglianza.

Durante l’udienza di convalida, l’avvocato Oddo ha contestato la sussistenza del pericolo di fuga, presupposto alla base del fermo. La difesa sostiene che Conti non si sarebbe mai sottratto alla giustizia. L’assenza del giovane durante la perquisizione notturna presso l’abitazione dei genitori sarebbe stata dovuta a una semplice circostanza. Il padre, non riuscendo a contattare il figlio in quel momento, si sarebbe accordato con i Carabinieri per accompagnarlo in caserma non appena rientrato, eventualmente con il supporto legale. E così è stato: Conti si è presentato spontaneamente l’indomani mattina, venendo poi fermato. Fino a quel momento, il diciannovenne non era mai stato ascoltato dagli inquirenti e, di conseguenza, non aveva fornito alcuna dichiarazione.